Mi presento: essere o avere?

 

 

Collage di foto di Fiorenza Stefani

Collage Cecilia by Fiorenza Stefani

Viviamo in una società che coniuga il fare con l’essere. Spesso la risposta alla domanda “cosa fai nella vita?” diventa la definizione di ciò che sei. Il fare diventa paradigma dell’essere. Quasi che siano solo il titolo e la professione a definirti. E tutto il resto? Tutto quell’infinito mondo che è una persona? Quando mi pongono quella domanda vado un po’ in crisi, lo confesso. Cosa fai nella vita? Eh..dunque…boh…è un discorso lungo. La risposta ufficiale seguendo i luoghi comuni dovrebbe essere: sono disoccupata. Che brutta parola! Disoccupata sa di nullafacente, di sfortunata, di colei che non produce reddito, di “poverinaaaa”, di blatta germanica infestante, di inetta e incapace o solo bombardata da un destino nefasto. Guardo la mia vita. Disoccupata???? Io??? Uhm, state con me 24 ore…poi mi dite quanto tempo resta in questa disoccupazione.


Casalinga fa molto “zia Pina”, fa molto anziana pensionata coi ferri in mano davanti alle soap sudamericane. Casalinga sa di casa perfetta, da vetrina. Di mania ossessivo compulsiva verso l’igiene e la pulizia. No, non è il mio caso. Normalità. Io amoreggio anche coi gatti di polvere di tanto in tanto. Li chiamo pure “vieni qua, micio micio”. Amorevole cura senza ossessioni. Mi guardo allo specchio e no…non ho la faccia da sciura o da zdora. Ho la mia faccia e basta. Se dici che fai la mamma…frantumi le ovaie alle femministe. E te ne dicono di tutti i colori. E ti guardano come fossi una zecca. Mi raccomando: essere e fare la mamma non è una professione, potreste essere prese a sassate per questa svista ideologica. (Beh, chiariamoci. Ci sono mamme e mamme. Fare la mamma nel modo che intendo io…mettendoci dentro tutte le cose che dico io…occupa quanto una professione manageriale, ma non ditelo in giro o rischiate la vita.)
Ex commerciante, ex barista? Fa brutto…come tutti gli ex. Roba vecchia che puzza di stantio. Passato. Fantasmi negli armadi.
Perdindirindina, dunque cosa sono? Ehm…aspetta, vediamo, un attimino. Sono figlia di. Figlia di una pedagogista e di un manager. Eh, ma non vale. Non sei tu. E i figli di…stan sempre sulle palle.
Scrittrice? Si può dire? Troppo ridondante per un romanzo e due racconti pubblicati e articoli per la Rai (rivista sulle eccellenze italiane distribuita alle ambasciate e agli istituti di cultura) e per Mag Magazine. Un premio letterario presso il CRO di Aviano etc.etc…Troppa presunzione, ti direbbero. Dunque, aspetta. Artigiana? Contadina della parole? Fabbricatrice d’idee? Ma poi ti domandano: cioé? Sarebbe? Quindi cosa fai esattamente?
Quel bisogno maniacale di esattezza che hanno tutti.


D’ora in poi potrei rispondere così. Così come mi definì la mia professoressa di pedagogia e psicologia: “una piccola grande artista delle idee e delle emozioni“, ma immagino già la sonora risata in faccia che mi beccherei.
Su Facebook, nelle info, ho scritto: coltivatrice diretta di emozioni in vitro presso Family Production, ma temo che i luoghi comuni storcerebbero il naso e bofonchierebbero che sono solo paroloni altisonanti e nulla più.

Eppure io mi sento davvero così: una coltivatrice diretta di bellezza in vitro. Cerco di mettere bellezza e significato in ogni cosa minuscola delle mie giornate. Nell’apparecchiare la tavola, nel preparare la cena, nello sfornare biscotti, nel scrivere un biglietto, nell’esserci, nel portare consapevolezza, luce e profondità, nel creare atmosfere e istanti che restano nel cuore.

Tante persone mi dicono: tu sei geniale, tu sei sprecata, tu sei magica, tutto quello che tocchi diventa bellezza, hai doni rari e bla bla bla…
Perché bisogna per forza essere qualcuno o qualcosa?
Io sono Cecilia. Soltanto Cecilia.
Io amo. Vivo. Sogno. Desidero. Sento. Cucino. Dipingo. Canto. Scrivo. Creo. Fotografo. Ballo da sola. Curo le piante. Accarezzo. Consolo. Salvo. Proteggo. Non è abbastanza? Non è forse questo il senso? Il senso del mio passaggio su questa terra: è rendere straordinario l’ordinario. Rendere “festa” ogni giorno. Mettere al servizio della mia famiglia i miei talenti. Essere libera ogni giorno nel “qui ed ora”. Centrata nella mia essenza.

In merito al blog:

Questo è il mio nuovo blog. La cucina è uno spunto, ma non è l’unico argomento. Non cadete nel tranello che sia solo un blog di ricette, non sono una cuoca! Vorrei che fosse un blog che porta bellezza, che svela la poesia delle cose. Un blog con l’animo di Emily Dickinson per intenderci. Si parlerà di cibo come momento di bellezza e di ricerca, ma non solo. Sarà il mio cuore a decidere cosa “impiattare”, non solo cibo. Storie soprattutto. Attimi da fissare per sempre. La fusione delle arti a modo mio. Sarei felice se mi aiutaste a divulgarlo col passaparola… Ho scelto di chiamarlo MamanCecile perché la parola mamma racchiude il senso della mia esistenza: mamma non solo dei miei adorati figli. Mamma della vita, di un’idea, mamma di un sentimento, di un progetto, di un modo d’essere. E’ una parola che crea un effetto domino nella mia testa. La maternità ha tante sfumature, è una specie d’accoglienza. Di luce. Un abito con cui si nasce

Questo blog vuole essere uno spazio, una casa in cui la cucina e il cibo rappresentano l’oggetto transfert, il ponte per raccontare emozioni, momenti, stati d’animo, suggestioni, dolci ricordi, il mio essere stata figlia e il mio essere moglie, madre, curandera e angelo del focolare.

Un po’ di me in rete e non solo.

www.cicognaeditore.it/product/matilda-con-la-a/

http://www.boop.it/News/2040-book_matilda_con_la_a_di_cecilia_mazzeo.aspx

http://www.anobii.com/books/Matilda_con_la_A/9788897481089/01fe0fee626bf84d6a

http://www.lucidamente.com/27931-lei-e-un-germoglio-fresco-e-tenero-colella/

http://www.magazine.tipitosti.it/articolo/intervista-con-cecilia-mazzeo-scrittrice/Coraggiosi

Il mio romanzo ora lo trovate solo su AMAZON!

Copertina di Matilda con la A

 

Il mio racconto “IL VESTITO ROSSO” pubblicato nell’antologia SERIAL KITCHEN (novembre 2014) curata da Gianluca Morozzi per Cicogna Editore

Il mio racconto “LE COSE CHE RESTANO”, su Nuovi Argomenti (ottobre 2013), Mondadori

4 Risposte a “Mi presento: essere o avere?”

  1. Qualunque cosa tu faccia, produca, possa creare, pensare, inventare, rappresenterà l’universo complesso e profondo che sei. Questo è un bel risultato.
    “Cosa fai nella vita?”
    “Me stessa”.
    Avanti così!

    1. Grazie Marta! “Me stessa”, in fondo siamo il nostro dono se solo lo capissimo. Ti abbraccio

  2. bellissimo il tuo blog e quello che scrivi….
    trapiantati 3 anni fa dalla Brianza a bologna sui colli….storie diverse…tanta gioia ed entusiasmo….
    vienici a trovare!
    laura

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