Il mio ramen all’italiana

“UNA CIOTOLA DI RAMEN CONTIENE L’INTERO UNIVERSO.”

Il ramen all’italiana suona un po’ come gli spaghetti al ragù o i tortellini ai funghi davanti ai quali noi bolognesi sveniamo di colpo e inorridiamo ??. Eh lo so, non bisognerebbe mai azzardare con la creatività nel riadattare piatti tipici sacri, ma la carne è debole e la fantasia sconfinata e chi si accontenta gode. Quindi chiedo scusa in anticipo ai cinesi e ai giapponesi per aver profanato un loro tempio sacro gastronomico. Sì perché il ramen per loro è come per noi il tortellino: un tempio sacro. Vi incollo qui un articolo bellissimo che spiega tutto sul ramen. Una storia e una preparazione davvero affascinante!

https://www.shiroya.it/2019/05/16/il-ramen-storia-e-curiosita/

È inutile che io vi racconti la storia del vero ramen perché non ho fatto quello. Spero che il link sopra si apra ?, altrimenti cercatelo su Google perché è davvero un articolo molto ben fatto.

Mettiamola così, da scrittrice: il ramen è una specie di brodo primordiale, il mare dell’origine in cui nascono tutte le forme di vita e in quel brodo sapiente coabitano in perfetta armonia, bilanciandosi come esseri complementari. Nel ramen c’è lo stesso amore e la stessa anima che una zdaura bolognese mette nello spessore della sfoglia e nell’arte di chiudere un tortellino. È una preparazione lunga che va prima SENTITA e CAPITA nel cuore. ❤ Io ho italianizzato o “bolognesizzato” il ramen perché amo gli esperimenti e amo viaggiare tra pentole e fornelli. Non vuole essere un’imitazione ridicola, ma qualcosa di “altro” che però parta da quel concetto di MARE, di BRODO e di componenti armoniche. Lo trovo un piatto unico sano che bilancia proteine, carboidrati, vitamine e fibre. E mi sono divertita così…

Per il mio ramen

Per il brodo:

Una coscia grande di pollo

1 carota

1 gambo di sedano

1 cipolla

Prezzemolo

Salsa di soia

Zenzero fresco

Sale grosso

Per il ramen:

1 porro

1 pochino di zucca

Una manciata di friarielli surgelati

Il pollo del brodo e anche la carota e la cipolla

1 uovo sodo

Sale affumicato

I miei noodles? I pici toscani ?

100 grammi di pici per due persone

Per prima cosa mettete su la pentola del brodo col pollo, sedano, carota, cipolla, prezzemolo, sale grosso.

Fate un uovo sodo da tagliare a metà, metà a persona

Lavate e mondate il porro, tagliatelo a rondelle e fatele rosolare con un poco di olio fino quasi a “sbruciacchiarlo” per spingerne il sapore

Lessate una manciate di friarielli surgelati in un poco di acqua. I friarielli hanno un retrogusto amaragnolo ma a me ricordano le alghe e il mare, ecco perché li ho scelti.

Per compensare il gusto dei friarielli, cuocete in forno qualche piccolo dadino di zucca con un poco di sale affumicato.

Quando il brodo sarà pronto filtratelo bene e aggiungete al brodo un poco di salsa di soia e un pochino di zenzero fresco grattugiato. Tenete da parte il pollo, la cipolla e la carota. Pulite la coscia di pollo e fate abbrustolire il pollo in una padellina antiaderente con olio, succo di limone e sale affumicato fino a quando farà una bella crosticina. Tagliate a metà la cipolla e in parti uguali e pari la carota. Mettete tutti gli ingredienti pronti su un piatto.

Così: ecco tutti gli ingredienti solidi pronti, eccetto i pici da cuocere all’ultimo.

Quando è ora di mangiare, cuocete i “noodles” ovvero i pici ? e scolateli. Scaldate il brodo, prendete due ciotole fonde, versatevi il brodo e iniziate a comporre il nostro ramen cercando di dipingere un “quadro”, di rendere visibili tutti gli elementi e di accostarli anche con un senso cromatico. Portate in tavola subito e gustate.

Non potevo che accostare il piatto al romanzo di uno dei più grandi autori giapponesi. Ah, dimenticavo: dopo aver mangiato con le bacchette (auguri!) gli ingredienti solidi, dovete bere il brodo direttamente dalla ciotola, possibilmente facendo il contrario di quello che suggerisce il nostro galateo. Cioé? Cioé dovete fare un gran rumore perché è indice di gradimento, deve sentirsi il risucchio insomma.

Alla prossima!

Cecilia Mazzeo, autrice, foodblogger, Mamma Ceci, “tante cose”

Una mini me ?